Problem Solving Skills

Come implementare l’abilità di Problem Solving

Come il setting mentale influisce sul benessere dell’individuo

Le problem-solving skills sono definite come le abilità nel risolvere problemi multidisciplinari e afferenti alla vita reale, a partire dall’applicazione di skill di natura cognitiva come il ragionamento o il pensiero logico. Tuttavia, capita che ruminazione e pensiero controfattuale sottrattivo impediscano a un soggetto di raggiungere la concentrazione e il mantenimento dell’attenzione, rendendo più difficile giungere alla soluzione di problemi.

Overview

  • Il “problem solving” (in italiano letteralmente “risoluzione di un problema”) è un processo comune a più ambiti specifici, quali le materie scientifiche, le scienze cognitive e la psicologia.
  • Il termine “Mindset”, (traducibile con il lemma italiano “mentalità”) identifica un’inclinazione mentale, un modo di pensare che influisce sullo stato d’animo di una persona, esprime i suoi valori di riferimento e la sua visione della vita e ne condiziona il modo di agire.
  • La “ruminazione mentale” è un processo cognitivo caratterizzato da uno stile di pensiero astratto, ripetitivo e focalizzato su sensazioni e pensieri negativi e sulle loro conseguenze.
  • Con “pensiero controfattuale” si indica un costrutto che viene manifestato dal pensiero umano mediante considerazioni ipotetiche circa un fatto del passato: si valutano quali sarebbero potute essere le alternative e le si comparano con ciò che invece si è effettivamente realizzato.

Definiamo le Problem Solving Skills

Le problem-solving skills sono definite come l’abilità nel risolvere problemi multidisciplinari e afferenti alla vita reale, a partire dall’applicazione di abilità di natura cognitiva come il ragionamento o il pensiero logico.

Istruzione e caratteristiche personali

La letteratura è concorde nel ricondurre le abilità di problem-solving di un individuo in via prioritaria al grado di istruzione di cui questi è in possesso; in particolar modo, le materie scientifiche concorrono a sviluppare questo tipo di competenze, in quanto caratterizzate da una precisa meccanica di risoluzione dei problemi.

Le abilità di problem-solving variano da individuo a individuo, sulla base di caratteristiche personali: è stato dimostrato come il problem-solving diventi costruttivo nella misura in cui l’individuo si dimostri perseverante, mentre, al contrario, esso diventa improduttivo quando l’approccio alla risoluzione dei problemi è caratterizzato da negatività, mancanza di fiducia in se stessi e riluttanza nell’assumersi responsabilità (Mrazeka et al., 2018).

Il Problem Solving Sociale come supporto all’adattamento psicologico

Le abilità di problem solving vengono valutate anche in rapporto a caratteristiche inter-relazionali, in quanto rappresentano la capacità di risolvere i conflitti con altre persone.

Uno degli ambiti in cui le abilità di problem solving entrano in gioco con più importanza è la socialità, intesa come insieme di situazioni della vita reale in cui gli individui si trovano a risolvere problemi, più o meno quotidiani.

L’orientamento alla risoluzione dei problemi si accompagna ad aspetti psicologici positivi quali ottimismo, affettività e maggiore controllo interiore, autostima e soddisfazione per la propria vita.

Cos’è il Mindset

Il mindset può essere descritto come un insieme di pensieri, idee, convinzioni che contribuisce a definire chi siamo, condizionando significativamente il nostro comportamento.

Il mindset determina le nostre credenze e le nostre sicurezze. L’autrice Carol Dweck (2015) identifica due tipologie di mentalità, quella di crescita e quella fissa.  

Gli individui con una mentalità di crescita (growth mindset) ritengono di poter sviluppare le proprie capacità ed abilità attraverso la dedizione e l’impegno e percepiscono le sfide e i fallimenti come un’opportunità di crescita personale e professionale (Blackwell, Trzesniewski, Dweck, 2007), mentre coloro che presentano una mentalità fissa (fixed mindset) sono convinti di poter disporre di un numero finito e limitato di capacità.  Queste persone tendono a percepire gli errori come ostacoli insormontabili, quando non come minacce, e sono più propensi, al presentarsi di alcune difficoltà, a desistere. 

Ostacoli allo sviluppo di una Mentalità di Crescita

Tra gli elementi che potrebbero inibire lo sviluppo della mentalità di crescita ritroviamo i triggers e le caratteristiche dell’ambiente di lavoro.

Ognuno di noi è suscettibile ai triggers, ovvero stimoli esterni (ambientali) o interni (emozionali e/o cognitivi) in grado di innescare reazioni emotive o di attivare dei ricordi associati a particolari esperienze. Un trigger scatena stati emotivi quali ansia, senso di impotenza, rabbia, frustrazione, etc. Si tratta di emozioni che possono favorire l’insicurezza personale e un istintivo ricorso a reazioni difensive, inibendo di fatto la mentalità di crescita (Henderson & Dweck, 1990). Anche l’ambiente lavorativo può presentare diversi ostacoli allo sviluppo della mentalità di crescita: ad esempio, un’organizzazione che promuove la competizione fra i lavoratori non incentiva la messa in pratica di comportamenti o pensieri orientati alla crescita, come condividere informazioni, collaborare, ammettere i propri errori, o la ricerca di feedback riguardanti il proprio operato.

Come promuovere lo sviluppo di una Mentalità di Crescita

Le organizzazioni che promuovono una mentalità in crescita: 

  • incoraggiano un’adeguata assunzione dei rischi
  • premiano i lavoratori che si impegnano nei loro compiti
  • supportano la collaborazione fra colleghi
  • si prodigano per la crescita di ogni membro, percependola come un’opportunità di sviluppo e avanzamento collettivo.

Ruminazione

La ruminazione rappresenta uno stile cognitivo associato al mantenimento di emozioni negative e caratterizzato da pensieri e quesiti ripetitivi, generici e astratti focalizzati sulle situazioni problematiche e sulle loro conseguenze. I pensieri tipici della ruminazione si traducono in un ragionamento astratto che si concentra sugli aspetti negativi senza mai cercare una soluzione attiva: “Perchè capita sempre a me e non agli altri?”, “Cosa c’è di sbagliato in me?”.

Caratteristiche principali

Nella ruminazione, il dialogo interno alla persona è caratterizzato dalla ripetizione delle medesime espressioni e quesiti a cui l’individuo non è in grado di dare una risposta. Questa dinamica interna al soggetto porta al reiterarsi di pensieri negativi e favorisce la percezione di impotenza e incapacità nel risolvere i problemi.

Inoltre, questo stile cognitivo porta a ridurre gradualmente la consapevolezza soggettiva di come viene attivata volontariamente, così da ritenerla un automatismo del proprio modo di pensare del quale non si ha controllo. La ruminazione, altresì, richiede una quantità elevata di risorse cognitive, perciò limita l’accesso alle capacità cognitive necessarie per altre funzioni mentali competitive come quelle esecutive.

Ruminazione e lavoro

Il livello di ruminazione può variare secondo la tipologia di lavoro: le professioni che richiedono un alto coinvolgimento emotivo o maggiori energie cognitive sono soggette a più alti valori di ruminazione; tale dato viene confermato anche dal fatto che i professionisti fanno registrare un livello di ruminazione maggiore rispetto a quello espresso da lavoratori non specializzati.

Coloro che sono in grado di attuare il distacco dal lavoro, sono realmente in grado di condurre una vita sana; al contrario, le persone che non raggiungono un adeguato equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, tendono a manifestare cattive condizioni di salute, tendenza al consumo di alcolici e ad adottare una dieta disequilibrata.

Pensiero controfattuale

Kahneman e Tversky sono considerati i pionieri dello studio del pensiero controfattuale dal punto di vista strettamente psicologico; gli autori constatarono, infatti, che le persone tendono a pensare più di frequente in ottica controfattuale ragionando su fatti straordinari piuttosto che su fatti ordinari.

Il pensiero controfattuale è correlato ad ottimismo e pessimismo; infatti, il costrutto dell’ottimismo è stato collegato a svariati outcomes positivi, quali, ad esempio, strategie di adattamento emotivo più efficaci e benefiche per la salute, livelli più alti di benessere soggettivo e di salute fisica, maggiore costanza nell’apprendimento e nello studio, redditi più elevati e una migliore qualità delle relazioni sociali.

In un contesto lavorativo, il pensiero controfattuale dovrebbe suggerire di apprendere non solo dalla propria esperienza, ma anche da quella altrui. Markman, McMullen e Elizaga (2008) dimostrano che il pensiero controfattuale di tipo upward, facendo tenere in considerazione le alternative migliori, favorisce un aumento della motivazione. Il pensiero controfattuale al ribasso, al contrario, favorisce comportamenti sicuri aumentando la volontà di non sperimentare nuovamente situazioni di pericolo e di scarsa sicurezza, perché l’individuo riflette su alternative peggiori, evitabili.

References

Aronson, J., Fried, C. B., Goo, C. (2002). Reducing the effects of stereotype threat on African American college students by shaping theories of intelligence. Journal of Experimental Social Psychology. 

Blackwell, L. S., Trzesniewski, K. H., Dweck, C. S. (2007). Implicit theories of intelligence predict achievement across an adolescent transition: A longitudinal study and an intervention.  Child Development. 

Dweck, C. S. (2006). Mindset: The new psychology of success. Random House.  

Dweck, C. (2015). Revisits the ‘Growth Mindset’. Education Week. 

Henderson, V. L., & Dweck, C. S. (1990). Motivation and achievement. 

Hong, Y., Chiu, C., Dweck, C. S., Lin, D. M. S., & Wan, W. (1999). Implicit theories, attributions, and coping: A meaning system approach. Journal of Personality and Social Psychology.

Masten, A. S. (2001). Ordinary magic: Resilience processes in development. American Psychologist. 

Miele, D. B., & Molden, D. C. (2010). Naive theories of intelligence and the role of processing fluency in perceived comprehension. Journal of Experimental Psychology. 

Miele, D. B., Finn, B., & Molden, D. C. (2011). Does easily learned mean easily re- membered?: It depends on your beliefs about intelligence. Psychological Science. 

Mrazeka, A.J., Ihma, E. D., Daniel C. Molden, D. C., Mrazeka, M. D., Zedeliusa, C. M., Schoolera, J. W. (2018). Expanding minds: Growth mindsets of self-regulation and the influences on T effort and perseverance. Journal of Experimental Social Psychology. 

Mueller, C. M., & Dweck, C. S. (1998). Praise for intelligence can undermine children’s motivation and performance. Journal of Personality and Social Psychology. 

Robins, R. W., Pals, J. L. (2002). Implicit self-theories in the academic domain: Implications for goal orientation, attributions, affect, and self-esteem change. Self and Identity. 

Romero, C. (2015). Growth Mindset at Work: How beliefs about the nature of talents and abilities shape organizational success. Paradigm.   

Articoli simili